di pallacanestro, basketball, košarka e altre frattaglie

30 June 2011

Draft 2011

Al Prudential Center di Newark, New Jersey, si è da poco concluso uno dei Draft Nba più singolari degli ultimi anni. Vediamo perché:
– la location: con il Madison Square Garden in ristrutturazione, l'evento si è spostato nella «terra di nessuno» di là dall'Hudson. Questo non ha impedito ai soliti aficionados di fischiare David Stern e chiunque passasse, come da tradizione.

- C'è il Draft, ma potrebbe non esserci la «season» 2011-12, a causa del lockout – badiamo bene, da tradursi non come sciopero, ma «serrata»: i proprietari chiudono baracca e dicono «Per quest'anno non si gioca più».
Il tutto dopo una stagione che ha visto: il tam tam mediatico post Decision di Lebron James, con i Miami Heat nei panni della squadra più odiata d'America, protagonisti sconfitti di una delle serie finali più avvincenti degli ultimi anni (e con i migliori rating televisivi da tempo), con, per inciso, la rivincita di Dallas, al primo titolo, e la consacrazione a semidio della pallalcesto di Nowitzki.
Un numero di serie di playoff avvincenti e ricche di sorprese e volti nuovi (Oklahoma City e Memphis su tutti).
Una serie di trade di grossi nomi: Amar'e, Carmelo, Deron Williams e via dicendo, con il ritorno di New York nel basket che conta, ovvero la postseason.
Un bel passo avanti, per essere sciovinisti, dei nostri tre moschettieri Danilo, Andrea e Marchino nella loro carriera Nba.
E, dulcis in fundo, il ritiro di Shaquille O'Neil.
La pensata di cancellare il prossimo campionato, con queste premesse e questo battage, sembra a dir poco cervellotica, però, ehi, i miliardi sono loro, no?, e se vogliono li possono buttare dalla finestra…

Un draft «debole», a detta degli esperti, senza superstar, ma per questo avvincente, visto che tra il n.3 e il n.18 non c'è tutta questa differenza. Poteva succedere di tutto, vista anche la presenza degli international men of mystery: Valanciunas, Enes Kanter, e il già leggendario Bismack Biyombo. Più Jan Vesely, il più conosciuto a livello europeo.

Annotazione sui Nyk, criticati per aver passato Chris Sheridan (un "4" difensore, atleta e rimbalzista) a favore di Iman Shumpert (un play/guardia difensore e atleta): ma come, per una volta che scelgono per tappare un buco, visto che Chauncey è anzianotto, Toney Douglas non è un play e Landry Fields è pur sempre un rookie (anche se scommetto che l'anno prossimo farà un campionatone), invece di prendere un giocatore in un'area in cui i minuti vanno quasi tutti a Carmelo-Amare? Non va bene? Mah...

Lockout is nigh

Si profila la serrata Nba visto il mancato accordo sul Collective Bargaining Agreement.
Riassumendo – scorrettamente, causticamente: miliardari boicottano milionari perché c'è sempre qualcuno più miliardario di loro.

14 June 2011

Lebroneide? No, Mavsdissea

Con gara 6 in Miami si è conclusa la stagione Nba.
  • Dallas vince il primo titolo, di squadra. Dirk fa il passo oltre «wunderbar» e raggiunge quello status in cui ci rimani quasi male quando sbaglia

I favorites del vostro affezionatissimo fanno bella figura su entrambi i fronti in campo:
  • JJ «borigua» Barea, sul quale – quando l'ho visto la prima volta un paio d'anni fa segnare qualcosa come 10 punti in quattro minuti – mi son detto: «ma questo è forte davvero». ormai è steve nash 3.0. (e se andasse a nyk, se mai inizierà il prossimo campionato?)
  • Deshawn (Stevenson): come non ammirare uno che sfida apertamente e a muso duro un giocatore così palesemente più forte (e hyped) di lui, come LBJ, riuscendo qualche volta ad avere la meglio. un duro da squadre anni ottanta
  • Mario Chalmers: va fuori controllo, non è un play, si fa battere in mezzo all'area col passo e tiro dal nano portoricano... tutto vero, ma ha voglia, grinta, attributi e se non c'era lui Miami la sesta l'aveva già persa di venti al 36'

Per Lebron inizia un'altra estate allegherrima dopo quella dei talents a South Beach, della decision, delle celebration premature e dei non uno, non due, non tre... (titoli che vincerà a Miami)
Con tutte le attenuanti (i troppi minuti giocati nell'anno, i giocatori dal sesto in giù impresentabili o cestisticamente alle esequie, l'ottima preparazione di dallas ai singoli duelli) l'impressione è proprio che al momento della verità al massimo livello tra lui e Wade si sia rotto qualcosa, anche inconsciamente. la squadra è di Dwayne e quando lui si è rotto (e l'ha rimproverato coram populo), LBJ non ha saputo/voluto ricaricarsela sulle spalle.
Si è visto anche che: nei momenti di difficoltà, Lebron è andato a cercare la soluzione di forza. A testa bassa, soprattutto contro la zona, si va poco lontano o si «crossa» come a inizio quarto quarto. Gli manca una soluzione affidabilissima, il classico «pet shot»: o gli entra il tiro come nelle serie precedenti, o in alternativa «si butta dentro». Gli converrebbe lavorare sul gioco spalle a canestro, giro e tiro, fadeway, ecc...

Peccato che, se va bene, se ne riparla tra sei mesi...